Ricerca libera
03-08-2021
La fragilità e la forza delle Olimpiadi
L′illusione della separazione tra mente e corpo
Queste Olimpiadi stanno portando più luce sulla dimensione psicologica, sull′importanza di essere pronti anche mentalmente e non solo fisicamente.
Sicuramente la pandemia ha avuto un effetto sugli allenamenti e sulla mente dei grandi atleti come l′ha avuto su tutti noi, chi l′ha vissuto da vicino e chi ha dovuto interrompere o saltare competizioni importanti che hanno impattato sulla programmazione, sulle aspettative e avranno sicuramente accompagnato gli atleti con sentimenti spiacevoli.

Il covid ci ha costretti a una chiusura non solo fisica ma anche mentale, ci ha costretto a rallentare, a non poter occuparci la mente di cose, di persone, di impegni e ci siamo ritrovati tutti a contatto con noi stessi, c′è stata un′introversione forzata alla quale non tutti erano pronti e, chi aveva già qualche sofferenza nascosta, ha avuto più difficoltà a farvi fronte e probabilmente tutt′ora sta cercando di uscirne.

Sapete la fragilità della Biles è la sua forza, non possiamo pensare a una tenacia senza una fragilità, a un bene senza un male, a un odio senza amore, a un bianco senza un nero. Gli opposti esistono nella nostra vita e ne siamo pieni. La vera forza è dichiarare al mondo intero di essere fragili, di non essere perfetti, di essere umani.
È solo un bene il fatto che si stia parlando della componente mentale più che mai ma spero che si riesca presto a fare anche un passo successivo fondamentale. Finora ho sentito ancora parlare della dicotomia tra mente e corpo, del fatto che se la mente non è pronta il corpo arriva fino ad un certo punto e viceversa.
Tutto questo modo di approcciarci alla mente e al corpo di certo aiuta a organizzare il pensiero ma non corrisponde alla realtà dei fatti.
Non esiste la differenza tra mente e corpo. La mente è corpo. Il corpo è mente.
Il corpo fa parte della parte visibile della mente, un po′ come gli opposti di prima che in realtà fanno parte della stessa unità, dello psicosoma. Il movimento è l′espressione di ciò che siamo e di quello che proviamo e chiaramente se ci sono errori durante la prestazione riflettono uno stato psicofisico relativo ad essa. Per contro quando si hanno prestazioni ottimali come il caso di Jacobs o Tamberi ,che ci hanno fatto sognare, sono il riflesso di un lungo percorso e di una solidità ed equilibrio dello psicosoma che si è creata negli anni con tutti i suoi alti e bassi e solo passando attraverso di essi sono potuti arrivare a coronare il loro sogno.